La tempistica dei controlli doganali

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La tempistica dei controlli doganali

una questione mai affrontata!

 

La questione della durata dei controlli doganali non ha mai trovato un’adeguata attenzione da parte dell’Agenzia delle Dogane, spesso concentrata di volta in volta sul perseguimento di altri obiettivi, certamente altrettanto degni di nota, ma probabilmente meno impattanti sulla competitività del sistema paese.

Il problema riguarda soltanto parzialmente la tempistica per l’ottenimento dello svincolo una volta conclusa l’operazione di verifica, mentre il vero vulnus risiede nei tempi di attesa che intercorrono tra il flusso della dichiarazione e il momento in cui si inizia il controllo. Questa sottile differenza ha generato più di qualche equivoco e sostanzialmente non è mai stata normata. Nella operatività quotidiana tale “limbo” è lasciato alla mercè delle varie dogane, e dipende sostanzialmente dall’organizzazione interna dei singoli uffici. E’ evidente che la questione sia maggiormente sentita nei grandi porti, dove sono coinvolti anche altri soggetti e la filiera dei controlli è certamente più articolata.

D’altronde Il quadro normativo di riferimento non aiuta a dirimere la faccenda, tanto è vero che né il codice doganale unionale, né l’ordinamento italiano si esprimono in maniera chiara sul tema. Occorre far ricorso all’art 20 comma 3 del D.L. agosto 2016 n.169, che prevede i termini di un’ora e di cinque ore, rispettivamente per il controllo documentale e per il controllo fisico ed inoltre specifica che i termini suddetti “decorrono dal momento in cui le amministrazioni dispongono di tutti gli elementi informativi per l’effettuazione dei controlli”. Tale norma, mai pienamente attuata, potrebbe rappresentare l’unico appiglio al quale aggrapparsi per provare a migliorare lo stato dell’arte, magari approfittando dello sforzo che ADM sta compiendo per la realizzazione del SU.DO.CO.

Proviamo però ad analizzare le ragioni per le quali esiste questa criticità da ormai oltre 20 anni.

Il motivo principale dei ritardi, a nostro avviso, risiede sostanzialmente nella ormai cronica carenza di personale all’interno degli uffici preposti ai controlli. E’ evidente che il blocco delle assunzioni nella PA non ha consentito il ricambio necessario per sopperire alle uscite dei pensionamenti ma sappiamo che questo è un problema che riguarda tutta la PA italiana. Nel caso specifico delle Dogane il nostro osservatorio privilegiato ci induce a ritenere che ci sia qualche criticità anche nell’organizzazione interna degli uffici. Considerate ad esempio che l’Ufficio di Napoli 1, il più grande del Mezzogiorno, dispone di circa 140 unità; di queste il personale destinato alle verifiche fisiche (senza considerare scanner e controlli documentali) è di circa 6 persone effettive. Già senza ricorrere alle statistiche, la sproporzione appare evidente; se poi aggiungiamo che nel porto di Napoli si effettuano circa 50 controlli al giorno, è facile comprendere che l’arretrato è pressocché costante. Parallelamente osserviamo una scarsa propensione da parte dei funzionari doganali a fornire la propria disponibilità a lavorare nell’area verifiche, per motivi facilmente intuibili (maggiori responsabilità, retribuzione uguale a quella di altri uffici). Questo aspetto impone una riflessione sul fatto che una vera riforma della PA dovrebbe prevedere un incentivo per chi lavora in situazioni di stress, così da rendere più appetibile il ruolo del verificatore.

Ma veniamo ad alcuni dati statistici: dall’analisi che abbiamo effettuato, ci risulta che nel primo semestre del 2022 i tempi medi per le verifiche doganali nel porto di Napoli sono di 7/8 gg, tempistica a mio avviso inaccettabile e non in linea con le esigenze del commercio. Naturalmente facciamo sempre riferimento ai tempi di attesa necessari per intraprendere il controllo.

Occorre evidenziare per onestà intellettuale che esistono anche altre disfunzioni all’interno della filiera dei controlli: sempre con riferimento al porto di Napoli possiamo citare il fatto che i terminalisti talvolta non posizionano i contenitori in tempo o che gli altri Enti che partecipano ai controlli non sono sempre solleciti. Questi aspetti però a nostro avviso non incidono sull’andamento generale poiché rappresentano una percentuale esigua delle verifiche e pertanto anche il tanto agognato SUDOCO, che ovviamente tutti noi auspichiamo si realizzi rapidamente, non sarà la panacea di tutti i mali e rischia di non risolvere il problema nella sua interezza.

 

Gli operatori economici hanno bisogno di certezze sui tempi e sui costi, ed è sulla base di questi dati che scelgono i porti dove operare.

L’Italia non può più permettersi ulteriori ritardi nel processo di ammodernamento; occorre dunque necessariamente che ADM ponga al centro della propria azione l’efficacia ed al tempo stesso la rapidità dei controlli, elemento che rappresenterebbe un fattore di grande competitività per il Paese.

Augusto Forges Davanzati