Regime 42: uso o abuso?

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L’esigenza di un made in Italy anche per i servizi

di Daniele Spagnol

Piccolo-spazio-pubblicità… le prime parole di “Bollicine”, famosissima canzone di Vasco Rossi che parla in modo ironico degli effetti positivi della Coca Cola.
Incrementate la vostra liquidità, approfittate del regime doganale 42… le prime parole che giungono sempre più frequentemente alle orecchie di molti importatori italiani per pubblicizzare, in questo caso in modo non ironico, servizi di “sdoganamento di merci all’importazione in Italia per l’importatore Italiano”… ( da scusare l’approssimativa traduzione sloveno-italiano che i promotori di tali servizi fanno – ndr).

Ma di cosa parliamo? Purtroppo di un fenomeno che sta interessando sempre più le operazioni di importazione in Italia per merce proveniente, in questo caso, dai Balcani. Questo articolo nasce, appunto, dal “grido di dolore e rabbia” di molti colleghi spedizionieri doganali che operano specialmente nella direttrice Trieste-Gorizia, ma la cui portata deve fare riflettere tutti. In effetti, se da un lato il Regime 42 è in qualche modo supportato dalla Direttiva 2006/112/CE, è anche vero che gli effetti distorsivi che esso produce sono devastanti, e non solo per la perdita di operatività di chi lavora nei pressi dei confini nazionali ma anche in termini di fiscalità nazionale e di tutela del consumatore.
La Redazione di Anasped, sempre vigile a qualsiasi forma di sopruso, ci ha voluto vedere chiaro ed ha intervistato un collega Doganalista di Gorizia per capire come stanno veramente le cose.

Caro collega, siamo stati informati di questo uso “allegro” del Regime 42 praticato dai vostri vicini di casa. In definitiva, come funziona?
Posso fare riferimento solamente alla Slovenia essendo a pochi metri dalla nostra Dogana. Abbiamo perso un numero pari al 20 % di Aziende Italiane importatrici che hanno deciso di utilizzare il Regime 42 che è stato a loro proposto mettendo le merci in libera pratica sul territorio Sloveno e ovviando così all’immediato versamento dell’Iva allo Stato Italiano (forzandola con la dichiarazione intrastat tra lo spedizioniere doganale sloveno – che funge da rappresentante fiscale – e l’importatore italiano.
Quindi chi sfrutta tale Regime è in una posizione di vantaggio rispetto ad altri suoi competitor?
Ovviamente, un conto è assolvere l’iva contestualmente all’importazione ed un’altra cosa è ‘spostarla nel tempo’ sfruttando l’acquisto intracomunitario, sempre che poi tutti lo facciano. Non riesco a capire come lo Stato Italiano, sempre alla ricerca di liquidità, possa sorvolare o non sapere di questa situazione di mancato introito, oltre a farsi sfuggire la quota del dazio che va invece nelle casse dei vicini. Inoltre, trattandosi di merce che non verrà immessa in consumo sul territorio Sloveno , anche i parametri di controllo sui mezzi di trasporto (permessi, tasse ACI ) non vengono presi in considerazione dalla Dogana Slovena. Per non parlare dell’aspetto della tutela del consumatori finale.

Cioè? Questa cosa ci interessa.
Prendiamo il settore dei funghi, ad esempio. Ma lo sapete che in Slovenia la figura del micologo non è professione riconosciuta? E così questa importante funzione dell’ufficio d’igiene non viene svolta.

E quindi, oltre alla mancanza di tutela sanitaria, anche i costi saranno diversi?
Se parliamo di costi apriamo un capitolo avvilente. I costi sono rappresentati da quelli diretti, legati quindi al pagamento dei vari organismi che intervengono in Italia ( USMAF, Micologo, controllo radiometrico etc ) e che invece in altri Paesi non sono contemplati e quelli indiretti. Pensiamo al tempo impiegato per importare dei funghi che devono essere assoggettati a tali trattamenti in Italia ed il tempo invece necessario per un “pit stop” presso qualche confine comunitario.

Una disamina esaustiva. Anasped non mancherà di segnalare la cosa con forza presso le sedi competenti.
E’ da farsi quanto prima. Ne vale la fiscalità nazionale, la dignità per la nostra professione e, in primis, la nostra salute. I funghi rappresentano un piatto di nicchia sulle nostre tavole. Non dimentichiamo che in Italia entrano innumerevoli altri prodotti alimentari.
Poi ci chiediamo perché i furgoncini a lato strada riescono a vendere una cassetta di porcini a 10€. Buon risotto a tutti! (ndr)