La rappresentanza in dogana: evoluzione storica e prospettive future per la nostra categoria

ROMA – È l’elegante Hotel Mediterraneo ad ospitare, per quest’anno, l’Assemblea primaverile della nostra Federazione e l’evento formativo Anasped intitolato “La rappresentanza in dogana”. Una tavola rotonda interessante e coinvolgente su un tema caro alla nostra categoria, affrontato magistralmente da un parterre di relatori d’eccezione, moderati dal nostro Presidente Massimo De Gregorio. Ai saluti istituzionali del Presidente Onorario Anasped, Cosimo Ventucci, del Presidente di Conftrasporto, Pasquale Russo, dell’Onorevole Massimo Milani e del Direttore ADM, Claudio Oliviero, seguono gli interventi dei nostri ospiti.

È il Professor Enrico Perticone a iniziare, trasportando la platea in un mondo antico, affascinante, quasi magico. Il Tuld non è ancora stato scalfito dai regolamenti europei, il tempo è a misura d’uomo. Le dichiarazioni, redatte a mano su “carta collata per scrittura a ricalco”, sono accompagnate fisicamente in dogana. Il percorso è complesso: ufficio divieti, permessi, accettazione, registrazione e altro ancora. Le attese sono spesso lunghe, ma utili per carpire informazioni o “rubare” una gazzetta ufficiale ai più fortunati.

Il contraddittorio con i funzionari sovrasta: in sua mancanza, non si conclude nemmeno una bolla doganale, ma una volta chiusa, lo è per sempre. In un labirinto così complicato, quasi inestricabile, il proprietario delle merci non può fare altro che agire a mezzo rappresentante e la rappresentanza è conferita esclusivamente a uno spedizioniere doganale iscritto all’albo professionale di cui alla legge 1612/1960.

Nessun distinguo fra rappresentanza indiretta e diretta, che compare solo in un secondo momento, nel 1985 a livello dell’allora CEE, nel 1998 in Italia e con un’importante precisazione. La prima è libera mentre la seconda, limitatamente alle dichiarazioni in dogana, è riservata all’albo. È un’esclusiva a garanzia del proprietario delle merci e dell’Erario proficua per la nostra categoria che, al riparo da logiche di mercato e concorrenza, sviluppa un legame quasi emotivo e identitario con la rappresentanza diretta.

In uno spazio di quarant’anni o poco più le cose cambiano. Progresso informatico, accessibilità del sapere, rapidità degli scambi, analisi dei rischi, circuito doganale di controllo trasformano il momento della dichiarazione. Il rito solenne diventa una procedura (all’apparenza) banale. Un canale verde, ad esempio, riduce a pochi click e qualche minuto un’attività di ore e il contraddittorio, da sistematico ex ante, diventa eventuale, in linea o a posteriori. Un cambiamento che lo fa ritenere (erroneamente) declassato o estinto agli occhi dei non addetti ai lavori.

Non solo. Il CDU del 2016 attribuisce importanza al grado di affidabilità degli operatori e scuote quel mondo quasi magico, aprendo la rappresentanza diretta a nuovi soggetti – interviene la Dott.ssa Stefania Franchi di ADM. Si tratta degli AEO e degli operatori che “sembrano AEO senza esserlo”, italiani o di altri Paesi UE. Rispettano quel nucleo – i requisiti dell’art. 39 CDU – indisponibile per quegli Stati membri che volessero inasprire la facoltà di esercitare la rappresentanza diretta mediante condizioni nazionali più rigorose.

La rappresentanza in dogana viene ricondotta nel suo alveo, quello di semplice istituto giuridico, la cui declinazione, diretta o indiretta, è scelta sulla base dell’attività da svolgere. Si agisce solo per conto dell’importatore, ma senza spenderne il nome, quando quest’ultimo è stabilito fuori dall’UE o per sollevarlo da adempimenti extratributari impattanti – pensiamo al CBAM – solo per citare alcuni esempi.

Distacco e disincanto mettono la parola fine a quel legame identitario che aveva accompagnato (e forse protetto) la nostra categoria per anni. Uno smarrimento nell’immediato, un’opportunità nel lungo periodo. È l’occasione per mettere in risalto come professione e rappresentanza non siano sovrapponibili o sinonimi.

La prima ha, infatti, un contenuto più ampio, ricomprendendo un obbligo deontologico di formazione continua, citato dal Presidente del CNSD, Paolo Pasqui, e una diligenza particolare nell’esecuzione di una prestazione. Si tratta della diligenza qualificata – spiega l’Avvocato Bellante – parametrata allo standard previsto per un ordine, un livello alto per gli appartenenti alla nostra categoria, definiti dalla legge quali esperti nelle materie fiscale, merceologica, valutaria e negli adempimenti connessi con gli scambi internazionali.  È una qualità nel compimento di una prestazione d’opera intellettuale, o di un mandato, la cui assenza genera una responsabilità contrattuale distinta e più estesa rispetto a quella tributaria per l’obbligazione doganale.

Formazione obbligatoria e diligenza qualificata emergono, inoltre, come aspetti sui quali puntare per il futuro che si profila all’orizzonte e che viene illustrato, nel prosieguo del convegno, dalla Dott.ssa Paola Paliano, dalla Dott.ssa Loredana Sasso e dal Direttore ADM Claudio Oliviero. È un mondo ideale a due velocità, disegnato dalla Commissione nella sua proposta di CDU modernizzato del maggio 2023. Introduce rapidità, innovazioni, semplificazioni per i Trust and Check Trader (TCT), da un lato, mentre dall’altro mantiene lo sdoganamento tradizionale per gli operatori diversi dai TCT.

In particolare, il TCT, evoluzione o potenziale sostituto dell’AEO, sarebbe il protagonista di un sistema in cui le merci sono scambiate senza il “semaforo rosso” del momento doganale e della dichiarazione, grazie alla condivisione istantanea e permanente di dati e scritture del TCT con l’autorità doganale. Una trasparenza totale che consentirebbe l’eliminazione della dichiarazione in dogana a favore di un flusso continuo, ininterrotto, di merci.

Lo status di TCT sarebbe accessibile a imprese importatrici ed esportatrici. Potrebbero fruirne anche i rappresentanti doganali, ma solo se indiretti, che assumerebbero così nuove responsabilità oltre a quella tributaria, pensiamo ad esempio a quelle sulla conformità dei prodotti e al rispetto di normative extratributarie. Lo status di TCT potrebbe, infine, coniugarsi con la rappresentanza diretta, ma solo se il soggetto rappresentato è, a sua volta, TCT. Momento doganale e dichiarazione in dogana, curata da un rappresentante diretto o indiretto, resterebbero, invece, solo per tutti quegli operatori che non riescono ad accedere allo status di TCT e alle agevolazioni connesse.

È un progetto difficile da immaginare, forse un miraggio, soprattutto per Paesi come il nostro. Siamo caratterizzati, infatti, da un tessuto industriale di piccole e medie imprese – spiega il Presidente uscente Assocad e Presidente AdSP Mar Ligure Orientale, Bruno Pisano – storicamente propense a scegliere l’EXW, a delegare integralmente gli adempimenti con l’estero all’operatore doganale, talvolta poco aperte all’acquisizione dello status di AEO.

Un contesto lontano dal modello nordeuropeo, che ha ispirato la Commissione, nel quale la nostra categoria, puntando su formazione obbligatoria e diligenza qualificata, può evolvere. Può trovare nuove opportunità accanto alla rappresentanza per le dichiarazioni in dogana, mettendosi ai ripari da un suo possibile futuro indebolimento. Occasioni di crescita sia con partner privati che con amministrazioni pubbliche.

Dal primo punto di vista, la nostra categoria può aiutare a sviluppare una cultura doganale all’interno delle imprese, introducendola in tutti i processi aziendali. La compliance doganale, infatti, va oltre l’emissione di una fattura in articolo 8 o la registrazione di una “bolletta”. È un concetto, anzi, un modus operandi che coinvolge ufficio acquisti, logistica, produzione, commerciale, CED e la nostra categoria può sostenere i singoli reparti affinché allarghino lo sguardo oltre l’obiettivo della loro sfera di competenza più stretta.

In altre parole, la nostra categoria può contribuire ad uno sviluppo completo e armonioso nelle aziende, per affrontare gli scambi con l’estero e, perché no, può dare impulso al conseguimento di semplificazioni, autorizzazioni, ITV e IVO. O ancora, può affiancare le imprese nella scelta dell’Incoterms più corretto per un’operazione, nella pianificazione delle importazioni, nell’analisi dell’export control o nella gestione dei regimi speciali, solo per citare alcune idee alle quali pensiamo grazie all’intervento del Vicepresidente Assocad, ora Presidente, Stefano Rigato.

Per quanto riguarda le opportunità di sviluppo con le amministrazioni pubbliche, infine, ospiti e platea concordano sulla circolare ADM 14/2024 quale primo e importante passo affinché la nostra categoria svolga “compiti che lo Stato, le regioni, le province, i comuni e gli enti locali, per effetto di norme nazionali o comunitarie, possano affidare ai privati”. Nello specifico, la circolare implementa l’art. 29 RE, riconoscendo gli iscritti al nostro albo quali esperti, le cui valutazioni possono essere considerata da ADM a fini istruttori, per il rilascio di autorizzazioni e semplificazioni doganali, rendendo il processo decisionale più rapido e snello. Secondo il documento di prassi, infatti, il nostro ordine può accertare il rispetto, da parte del richiedente, dei requisiti di cui all’art. 39 CDU e l’adozione di un MOG adeguato ai fini della riduzione del rischio di infrazioni e di reati. Un’ottima base di partenza sulla quale, grazie anche all’attività della nostra Federazione, costruire una collaborazione ampia e duratura con l’amministrazione.

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