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Koper: quando l’erba del vicino non e’ la migliore

da Redazione / mercoledì, 06 Luglio 2016 / Pubblicato il Articoli newsletters, Professione e normativa

di Redazione

II comportamento della Slovenia per quanta riguarda i controlli doganali nel porto di Capodistria non è al di sopra di ogni sospetto il che finisce per danneggiare Trieste. Pesanti Ie dichiarazioni rilasciate dal direttore interregionale delle Dogane Maurizio Montemagno a margine della conferenza stampa svoltasi all’Agenzia delle Dogane in cui sono state annunciate Ie nuove disposizioni e agevolazioni dei Punti franchi di Trieste. <La concorrenza della Slovenia alle volte può essere sleale – ha denunciato Montemagno – perché la rapidità delle operazioni dovrebbe essere sempre coniugata con I’esigenza dei controlli. Chi è preposto a una certa funzione – ha spiegato – deve sempre controllare determinate spedizioni a rischio. Se non lo fa, viene meno alla propria funzione. Compito dell’Unione europea è anche facilitare i commerci, ma logicamente senza saltare i controlli>.

In realtà, potremmo paragonare i 28 (27? ndr) Paesi dell’Ue a 28 portieri: alcuni sono molto attenti per non far passar ciò che non deve, altri un po’ disattenti, altri ancora preferiscono girarsi dall’altra parte. Nei singoli Stati vi sono legislazioni diverse e in quelli del Nord ad esempio vi è meno sensibilità nei confronti di certe tipologie di frodi. A Capodistria a causa della vicinanza con Trieste e dunque per motivi di concorrenza non sempre viene controllato tutto quello che dovrebbe essere controllato: non è uno scoop ciò che affermo – ha concluso Montemagno – ma un dato di fatto». Trieste dunque rischia di restare indietro per questo motivo, ma non può nemmeno essere competitiva con la Slovenia dal punto di vista dei costi. I Punti franchi dunque, di cui ora l’Agenzia delle Dogane e l’Autorità portuale hanno diffuso una nuova versione delle Disposizioni di servizio, con Ie loro agevolazioni in grado di attrarre investitori e traffici anche in questo”derby”, oltre che per quanta riguarda la concorrenza in generale, potranno essere la carta vincente. Tanto più adesso che l’area franca toIta dal Porto vecchio viene ricollocata in cinque nuovi settori: I’interporto di Fernetti, l’ex stazione di Prosecco, l’ex Aquila dove sorgerà il terminal ro-ro di Teseco, il Canale navigabile di Zaule e le Noghere, e potrà essere sfruttata non solo per scopi strettamente portuali, ma anche logistici e, a certe condizioni, manifatturieri. Le agevolazioni triestine (ad esempio il fatto che la durata di permanenza delle merci in deposito non è soggetta ad alcuna limitazione) saranno recepite anche nel testo della nuova legge sui porti. L’ha sostenuto il commissario dell’Autorità portuale Zeno D’ Agostino che ha anche annunciato che questa ‘must’ tutto triestino sarà illustrato ai consulenti legali degli operatori logistici cinesi, al Transport logistic di Shanghai, grande fiera mondiale della logistica che si apre a breve e alla quale Trieste sarà presente. «Queste disposizioni – ha spiegato il commissario dell’autorità garante – colmano il vulnus prodotto dalla mancata emanazione dei cosiddetti decreti attuativi del regolamento dei Punti franchi e forniscono certezza giuridica agli operatori e agli investitori anche con specifici riferimenti a quell’Aliegato ottavo del Trattato di pace che era una continua discussione da osteria che ora finalmente deve essere troncata». In base al Protocollo d’intesa con l’Authority firmato già l’estate scorsa, le Dogane contribuiscono, snellendo Ie procedure a velocizzare i traffici anche con I’aiuto dell’informatica dal momento che il porto mette a disposizione la propria piattaforma tecnologica. Non svolgono, infatti, come sottolineato dallo stesso direttore interregionale, solo I’aspetto repressive. <Anche le amministrazioni doganali – ha specificato Montemagno – vengono messe in concorrenza perché possono contribuire a velocizzare o meno i traffici, in primis con i tempi di sdoganamento. Chi punta ad attrarre traffici sarà in grado di farlo anche sulla base dei tempi di sdoganamento e non soltanto grazie al bagaglio infrastrutturale. È anche prevista – ha aggiunto – a favore degli operatori una procedura di accreditamento che va sotto il nome di “Aeo”, acronimo inglese di “Operatore economico autorizzato”: attraverso un’istanza all’Ufficio doganale, una società è in grado di farsi dare un certificato che le fornisce una patente dal punto di vista della solvibilità e della sicurezza. In questo modo le viene abbattuta in percentuale notevole la serie di controlli doganali da subire>.

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